Ciocia – Le Zie baluardo del diritto all’aborto in Polonia

Oggi è la giornata mondiale dei diritti umani.

L’accesso all’aborto sicuro è un diritto umano.

“Le decisioni sul proprio corpo devono essere fatte dal singolo nel rispetto del diritto all’autonomia e all’integrità corporea. Costringere qualcuno a condurre una gravidanza indesiderata, o costringerlo a cercare un aborto non sicuro, è una violazione dei suoi diritti.”

Amnesty International

 

CIOCIA CZESIA – LA ZIA CECA

Abbiamo intervistato Jolanta Nowaczyk, “zia” e attivista polacca, tra le fondatrici di “Ciocia Czesia” (zia ceca), un collettivo di ragazze con base in Repubblica Ceca che organizza e raccoglie fondi per finanziare i viaggi all’estero alle donne polacche che intendono abortire. Baluardo del diritto all’aborto, questo collettivo di ragazze opera dal basso, informando le donne su quello a cui andranno incontro, aiutandole ad attivare le procedure per accedere al servizio sanitario dello stato estero in cui andranno a fare l’IVG, organizzando il viaggio e, soprattutto, la cosa più importante,  pagando le spese a tutte quelle donne che non dispongono di economie per affrontare sia il viaggio che le spese ospedaliere.

 

 

Le realtà che organizzano i viaggi all’estero per le donne polacche che intendono interrompere la gravidanza esistevano già prima della sentenza costituzionale del Tribunale polacco dello scorso anno (di cui parleremo in seguito) che ha eliminato di fatto la possibilità per la donna di abortire anche in caso di malformazione del feto; è il caso di “Aborto senza frontiere” che nell’ultimo anno ha aiutato 34.000 donne polacche ad accedere all’aborto sicuro all’estero.

Dopo la decisione del tribunale polacco, sempre più collettivi si sono organizzati nel Nord Europa, in particolare è nata la rete delle “zie”: la già citata Ciocia Czesia (zia ceca), Ciocia Basia (zia tedesca), Ciocia Wienia (zia di Vienna, Austria), Ciocia Frania (zia di Frankfurt, Germania), attiviste accomunate dall’azione di informazione, organizzazione e crowdfunding per permettere alle donne polacche di trovare nei vari stati l’accesso all’IVG.

Come ha fatto la Polonia ad arrivare a questo punto?

 

ABORTO NEGATO – CRONOSTORIA DEL CASO POLONIA

Nella Polonia sovietica, così come in tutta l’URSS, l’aborto era legale e gratuito indipendentemente dalle motivazioni della donna. Dopo la caduta del regime e il passaggio allo stato democratico, nel 1993 venne introdotta la legge sulla pianificazione familiare, la protezione dell’embrione umano e le condizioni di ammissibilità dell’aborto, che regolava le ipotesi di accesso all’IVG in Polonia. Sostanzialmente, tale legge permetteva di interrompere la gravidanza entro le 12 settimane soltanto per malformazioni del feto o sindromi che ne minacciavano la vita.

A distanza di 30 anni, il 22 ottobre 2020,  il Tribunale costituzionale polacco decide di dichiarare la parziale illegittimità costituzionale dell’art. 4a della suddetta legge: la donna non può abortire neanche nel caso di anomalia grave e irreversibile o di una malattia incurabile pericolosa per la vita del feto. 

Tale sentenza ha comportato un divieto di aborto de facto, dato che la quasi totalità delle IVG potevano essere effettuate dal sistema sanitario polacco erano dovute alla malformazione del feto. Ad oggi l’aborto resta possibile solo in presenza di pericolo di vita per la donna incinta o gravidanza dovuta a uno stupro. Questa scelta è frutto dell’influenza che il partito di destra, Diritto e Giustizia (Pis), esercita sulle scelte prese dalla Corte costituzionale Polacca, che dovrebbe essere un organo indipendente. 

 

 

É sconcertante osservare una restrizione dei diritti umani così forte e retrograda nel 2021; un ritorno ad un passato oscurantista che anche noi abbiamo vissuto nell’Italia antecedente agli anni ottanta. Un passato contro il quale, le donne che ci hanno preceduto, hanno lottato, in alcuni casi, rimettendoci anche la propria pelle.

Abbiamo trattato in passato il tema dei viaggi a Londra che, prima dell’entrata in vigore della legge 194 del ’78, sotto il segno della sorellanza, i movimenti femministi organizzavano per fornire opportunità di sostegno, vicinanza e cura a tutte le donne che intendevano abortire.

É sconfortante notare come il passato più becero si possa ripetere, ma allo stesso tempo ci incoraggia osservare la pronta capacità di rispondere alle nefandezze esercitate dai governi da parte delle innumerevoli azioni di sorellanza (nel caso polacco, di “ziorellanza”) che continuano a manifestarsi, ieri come oggi, nella lotta per la restituzione di diritti calpestati.

 

 

 

Fonti:

https://www.seizethetime.it/intervista-con-aborto-senza-frontiere-e-abortion-network-amsterdam-2o-novembre-2020/ 

https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20211108IPR16844/polonia-non-una-donna-di-piu-deve-morire-a-causa-della-legge-sull-aborto 

http://www.geniusreview.eu/wp-content/uploads/2021/04/Caruso_Aborto_Polonia.pdf 

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/polonia-rivolta-delle-donne-laborto-governo-al-bivio-28037 

https://www.dirittoconsenso.it/2020/05/06/aborto-in-polonia/ 

https://www.epfweb.org/sites/default/files/2021-09/ABORT%20Atlas_EN%202021-v5.pdf 

https://www.internazionale.it/notizie/claudia-torrisi/2020/09/28/aborto-polonia-abortion-without-borders 

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/10/23/stop-alla-gravidanza-fuga-allestero-di-34-mila-donne/6365399/ 

https://europa.today.it/attualita/belgio-polonia-aborto-donne.html 

https://www.amnesty.it/aborto-e-diritti-sessuali-e-riproduttivi-le-domande-frequenti/